“O dolci spoglie, finché il destino e il dio lo permettevano,
accogliete questa anima e scioglietemi da queste preoccupazioni.
Ho vissuto e ho percorso la via che mi aveva dato la Fortuna,
e ora la mia grande ombra andrà sotto le terre.
Ho fondato una illustrissima città, ho visto le mie mura,
avendo vendicato il marito ho punito il fratello nemico,
felice, oh troppo felice, se soltanto le navi
dardanie non avessero mai toccato le nostre coste”.
Parlò, e avendo premuto la bocca sul giaciglio disse: “Moriremo
invendicate, ma moriamo! Così, così è bene andare sotto le ombre.
Il dardano beva con gli occhi crudeli questo fuoco
dal mare, e porti con sé questo nostro cattivo presagio di morte”.
Aveva parlato, e le compagne vedono che quella cade sul ferro
in mezzo a tali frasi, e la spada schiuma di sangue
e le mani protese. Il clamore va per gli alti
atri: la Fama smania nella città scossa.”
Publio Virgilio Marone, IV libro dell’Eneide