L’architettura scolastica e l’evoluzione delle forme educative
L’ARCHITETTURA SCOLASTICA E L’EVOLUZIONE DELLE FORME EDUCATIVE di Michele Tos e Silvia Minutolo
La storia
In linea generale, quanto espresso dall’edilizia scolastica odierna è un riflesso della
razionalizzazione attuata a partire dall’ottocento in seguito all’alfabetizzazione di massa
derivante dalla crescente società industriale.
A partire da quel periodo, grazie anche all’affacciarsi di propositi pedagogici innovativi,
appaiono modelli come quello inglese, che riunisce una certa quantità di studenti in una sala
partizionata con elementi come mobili o tendaggi. Il modello prussiano tende invece a
separare le varie classi in ambienti limitati per poi riunirli nelle aule magne in particolari
occasioni. Anche in Italia inizia un lento processo che vede l’affacciarsi di alcune
sperimentazioni, seppure rimodulate sul nostro contesto storico sociale, assolutamente distante da ogni evoluzione delle forme educative.
Nel dopoguerra si assiste a una seconda ondata di produzione di edifici scolastici per
rispondere al boom demografico che raggiunge il suo massimo picco negli anni Sessanta. Si
tratta di edifici pensati per essere costruiti rapidamente e durare un tempo limitato (25/30
anni): tuttavia, ad oggi, questi costituiscono la gran parte del patrimonio edilizio scolastico e
con i loro 50 anni abbondanti di anzianità si trovano in stato di sofferenza, paradossalmente
più delle architetture tardo ottocentesche, non certo costruite con un tale criterio di
temporaneità.
La situazione attuale
Così negli ultimi anni il tema dell’architettura scolastica torna alla ribalta, evidentemente per
l’esigenza (o l’urgenza) di mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente.
Dai dati più aggiornati disponibili sul nuovo portale dell’anagrafe scolastica risulta un
patrimonio edilizio scolastico di 40.160 edifici scolastici attivi. Tra di essi circa 21.591 edifici
sono in possesso del certificato di collaudo statico, mentre 9.824 edifici hanno il certificato di
prevenzione incendi; l’agibilità è detenuta da 15.687 edifici, mentre 31.835 posseggono il
piano di emergenza. Infine solo 5.117 edifici sono adeguati alla normativa antisismica.
La situazione attuale è figlia dell’abbandono decennale di un patrimonio edilizio decisamente
invecchiato, complesso da adeguare alle nuove normative, richiedendo corposi investimenti
per innovare senza denaturare quello che è anche un patrimonio storico di straordinaria
importanza, sul quale occorre certo intervenire con decisione, ma con competenza e
sensibilità architettonica.
Per avere un quadro, si può partire dallo scritto di Paolo Blancato Mazzotta “Edifici
scolastici”, del 1913. Dal volumetto si evince che su 61.608 scuole presenti in Italia, 21.028
sono state dichiarate buone, 20.233 mediocri e 18.806 disadattate.
Chiaramente i parametri
qualitativi dell’epoca sono profondamente diversi da oggi (forse nessuno degli edifici citati
dal Mazzotta sarebbero stati valutati “abitabili”) ma questo non deve consolarci.
L’evoluzione educativa
Se, come espresso, occorre raggiungere l’obbiettivo della messa in sicurezza del patrimonio
edilizio scolastico, emerge la necessità di elevare il “non-luogo”, il “contenitore scolastico” ad
elemento dinamicamente inserito nel processo educativo.
Gli indirizzi delineati dal MIUR nel 2013 propongono di immaginare nuovi spazi per un
apprendimento significativo e differenziale, costruiti in maniera “aperta”, con la flessibilità necessaria a garantire l’affrancarsi graduale dalla lezione frontale, a favore di strategie
didattiche più interattive, dal cooperative learning alla classe rovesciata etc. Sono i primi elementi che evidenziano l’evoluzione delle forme educative.
E’ dunque interessante evidenziare quanto riportato nelle parti iniziali delle “Nuove linee
guida per l’edilizia scolastica” MIUR nel 2013: “Per molto tempo l’aula è stata il luogo unico
dell’istruzione scolastica. Tutti gli spazi della scuola erano subordinati alla centralità
dell’aula, rispetto alla quale erano strumentali o accessori: i corridoi, luoghi utilizzati solo per
il transito degli studenti, o il laboratorio per poter usufruire di attrezzature speciali. Questi
luoghi erano vissuti in una sorta di tempo “altro” rispetto a quello della didattica quotidiana.”
La rivoluzione concettuale
L’aspetto forse maggiormente rivoluzionario è la nuova prospettiva di un edificio in cui gli
spazi, sia interni che esterni, sono deputati alla partecipazione attiva al processo educativo. Corridoi si “popolano” di oggetti funzionali ed integrati; balconi si “fondono” con piante,
cortili, strade: la scuola recupera il suo ruolo centrale nell’ambito più ampio della comunità
educante. Altri luoghi divengono incubatori di idee e laboratori, creativamente asserviti alle
richieste multidisciplinari; aule con pareti mobili consentono la “fusione” tra classi per
allargare il dibattito educativo. Questi aspetti sono evoluzione delle forme educative attraverso la rimodulazione degli spazi.
Un aspetto altrettanto innovativo di questa nuova visione della scuola, è l’interpretazione
della stessa come Civic-Center, motore territoriale in grado di valorizzare istanze sociali,
formative, culturali, offrendo un grado di apertura atto a potenziare le istanze dell’educazione
formale. Se riprendiamo i numeri iniziali e ci soffermiamo sulla distribuzione capillare degli
edifici scolastici sul territorio nazionale, possiamo facilmente immaginare la grande
potenzialità insita nell’opera di valorizzazione delle scuole come beni pubblici al servizio
della comunità. L’investimento sul comparto, dunque, non deve essere inteso come
un’incombenza cui non ci si può più sottrarre, ma come una seria opportunità di generare
impatto sociale.
Possiamo quindi concludere sostenendo che questo tipo di scuola è una scuola possibile,
attuale, applicabile, certamente con il sostegno economico delle istituzioni, degli enti locali,
delle fondazioni bancarie, ma specialmente con la volontà e la partecipazione attiva e
consulenziale dei soggetti facenti parte della comunità educante: insegnanti, genitori, allievi.
FONTI:
Immagini della Scuola secondaria di primo grado “G. Pascoli” di Torino (Curtesy Fondazione Compagnia di Sanpaolo / Andrea Guermani)
Camera dei Deputati “Edilizia scolastica e sicurezza nelle scuole” 10 marzo 2021
Raffaele Giannantonio “ARCHITETTURA PEDAGOGICA NEL TEMPO FORMA E ANIMA
DELL’EDUCAZIONE” Di Felice Edizioni
Paolo Blancato Mazzotta “Edifici scolastici” Tip. Monaco e Mollica, 1913
Maria Ilaria Di Gaeta “Abitare la scuola. Ricerca esplorativa sulle opportunità educative
offerte dallo spazio, in prospettiva inclusiva.”
Cannella, G. Lo spazio informale: dalle Linee guida per l’edilizia scolastica alla realizzazione
pratica. In «Turris Babel», 97, Fondazione Architettura Alto Adige, Bolzano.
“Nuove linee guida per l’edilizia scolastica” MIUR nel 2013
“Spazi educativi e architetture scolastiche: linee e indirizzi internazionali” INDIRE 2016
“Edilizia scolastica e spazi di apprendimento: linee di tendenza e scenari” Leonardo Tosi e
Elena Mosa INDIRE 2019
https://www.istruzione.it/edilizia_scolastica/index.shtml consultato 10/10/2021