Malinconia
Cara Sharon,
molte volte è difficile dare un significato alla parola “amico”, infatti, non esiste ancora. Io penso una cosa, non bisogna dare un significato a tutto perché le cose più belle sono quelle che non riesci a spiegarti. Ogni giorno non faccio altro che pensare quando uscirò da questa quarantena e cosa farò, ma… penso anche che sia inutile, la vita come prima dobbiamo scordarcela perché sono certa che non potremo abbracciare le persone che amiamo. Oggi sono qui per fare un viaggio virtuale con te e arrivare a capire cosa sto nascondendo a me stessa in questa quarantena.
Entrando nella mia testa vedo subito un muro alto con una parola scritta sopra: “Piangere”.
Mi sono accorta in questa quarantena che non sono forte quanto credevo, anzi, sono più debole del previsto, ma non riesco ad accettarlo. Piango molto dentro di me, soprattutto quando sono in video-chiamata con i miei nonni, mi mancano molto. Non piango davanti a loro perché penso sempre che li farei stare male e mi sentirei una cattiva persona.
Dopo questo muro c’è il vuoto più totale perché mi sento molto vuota dentro e penso di sapere anche il motivo. Prima della quarantena io avevo una vita felice, ma soprattutto piena di amici, sai, mi mancano molto, e come al solito questo virus me li ha portati via, ha portato via la parte migliore di me, la spalla su cui piangere ma soprattutto il mio punto di riferimento. Come farò io senza di loro: le persone che ormai hanno più della metà del mio cuore, le persone che ci sono sempre state? Io non dò mai la definizione alla parola amico ma credo che quella che si avvicina di più sia…
PERFETTO!
Magari per alcuni non è così, ma per me sì. Quando decido che una persona è mia amica io la accetto con tutti i suoi pregi e difetti, sono pronta a fere di tutto per lui/lei, eppure in questa situazione, se ne hanno bisogno, non posso dargli nemmeno un abbraccio.
L’ultimo muro che riesco a vedere è l’altruismo: io voglio molto bene a tutte le persone che mi circondano, penso che se accadesse loro qualcosa, non potrei mai perdonarmelo. Non perché sia colpa mia, ma perché non ero lì con loro a supportarle, ad incoraggiarle, e a far capire loro che ce la possono fare.
L’ultima cosa che ti voglio dire è che secondo me ogni persona è unica al mondo ed esiste un perché della sua esistenza, nessuno ti può dire cosa sei o cosa devi essere, perché tutto ciò che sei e sarai, sei tu l’unica persona che potrà deciderlo.
Il viaggio che ho fatto con te, seppur corto, mi è servito molto a capire cosa farò appena uscirò: innanzitutto penso che sognerò di più, perché i sogni in questo momento sono la parte migliore della vita, dopo io voglio continuare a sperare che tutto ciò diventerà un ricordo sbiadito e l’ultima cosa che voglio fare è il godermi la vita appieno, penso che debbano farlo tutti perché credo che tutto ciò sia successo per un motivo, cioè il farci apprezzare tutto ciò che avevamo e davamo per scontato.
Ora non lo abbiamo più e credo che ce lo terremo a cura. Dai mesi a venire io mi aspetto che troveremo un vaccino ma soprattutto che, visto che abito vicino ai nonni paterni e li vedo dal balcone, vorrei riabbracciare mio nonno materno, che non abita qui, ma a Pescara. Si chiama Angelo ed è una delle persone più buone che io conosca, mi manca tanto, ma gli ho promesso che, siccome facciamo il compleanno lo stesso giorno e probabilmente non potremo festeggiarlo insieme, gli preparerò la sua torta preferita.
Baci, Giorgia.
Giorgia D.M.D.B.
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