Scusa
“BASTA!” le urlai in faccia, guardandola dritta nei suoi occhi inferociti, ho giurato che dopo quel litigio non le avrei mai più parlato.
Corsi subito in camera mia, chiusi la porta a chiave con forza e brutalità, il rumore della porta fece scappare gli uccelli appollaiati sul tetto della casa del mio vicino. Avevo gli occhi in lacrime, ero talmente arrabbiato che con le mie mani strappai tutte le foto che ci legavano e tutti i ricordi.
Mi misi sul letto con un dolore alla gola, come quello che hai prima di piangere, il dolore morale era talmente grande che non sentivo nulla, mentre salivo le scale, infatti, il mio piede si storse, ma stranamente non sentivo alcun dolore. Piano piano iniziai a vedere doppio, il suono del televisore di sotto iniziò a diventare metallico, e mi addormentai, come anestetizzato.
Mi risvegliai su una spiaggia avevo delle pantofole blu cielo, dei pantaloni arancioni e una camicia con delle palme, quei vestiti mi stavano comodissimi, alzai la testa mi guardai intorno, vidi i miei migliori amici che stavano parlando. Mi alzai e corsi da loro, non sentivo alcun dolore, iniziammo a parlare del più e del meno. Poi abbiamo fatto un bagno in mezzo ai pesci tropicali, abbiamo acceso un fuoco e discutevamo, mentre io bevevo da una noce di cocco e i miei amici abbrustolivano Marshmallows sulla brace.
La luna ormai era in cielo, mi sentivo benissimo, ero libero, non dovevo pensare a nulla, solo a divertirmi, ma proprio in quel momento mi chiesi: “E’ questo quello che voglio? Voglio veramente essere lontano dalle persone che amo?”.
Fui svegliato dal pianto di mia sorella, ma non volevo andare a controllare. Mi riaddormentai, ero sempre nella stessa spiaggia, era tutto uguale ma non c’erano i miei amici, al contrario, c’erano i miei genitori che mi sorridevano, mi alzai di scatto e corsi loro incontro, abbracciandoli più forte che potevo, con gli occhi in lacrime.
In quel momento mi chiesi di nuovo: “ E’ questo quello che voglio?”, mi risposi subito: “SI’!”.
MI svegliai, tolsi la chiave dal lucchetto, scesi di sotto con tale velocità che stavo per cadere, vidi mia mamma in cucina e l’abbracciai, la guardai dritta negli occhi e le dissi: “Scusa”.
Daniel K.
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